L'Età del Ferro fu poi la più dura:
i ferri erano armi, cui si metteva mano.
Si mettevano a ferri i delinquenti,
pazienti sotto ferri e così via.
Si infilavano ferri persino nei letti:
come antenne per captare sogni ferrei,
che irrigidivano pure il riposo.
Ho rimesso mano al ferro, che si cava da reti di letto rottamato. Di preciso, non saprei com'è successo. Forse un motivo abbastanza preciso fu lo sgombero forzato dall'Aula Sacramento (LINK). Costretto a smantellare i telai da tessitura della Facoltà di Tessere, avrei limitato la mia facoltà di tessere a quel piccolo attrezzo, riciclato e portatile, che è il celebre ferro da BrandaMaglia (LINK).
Potrei dir anche di aver ripreso il ferro per infiascarci le dame o damine da vino (cioè i bottiglioni in vetro da 5 lt.) e per inventarmi un certo interscambio con l'agri-futurismo dei vinificanti (LINK). Per ricevere cioè, una dama nuda, ma piena di vino, in cambio di una dama desolatamente vuota e però, rivestita in BrandaMaglia antiurto. Come si sa (o si dovrebbe sapere) il flusso vinifico agri-futuristico va anche a fluire dentro alle dame. Queste sono in generale, assolutamente fragili, non appena denudate del rivestimento. Come si sa (o si dovrebbe sapere), le dame sono in genere dei meri recipienti "usa e getta" per il vino o per l'olio commerciale, e sono rivestite alla meglio con una fune di carta che imita la Scarsa, che sarebbe la pianta fibrosa dei fiaschi tradizionali. Però quella moderna funicola cartacea non è affatto intrecciata ma è solo incollata alla svelta sul vetro.
E quando tale dama non finisce al cassonetto (differenziato magari), ma la si ricicla immediatamente, sciacquandola e riempiendola di vino assai migliore, il rivestimento sommario si distaccherà ben presto, lasciando la dama completamente nuda ed esposta ai colpi dell'avversa fortuna (come direbbe Shakespeare) sicché, porka madoska, la damina te se scoccia (come dicono altri). Si danno pure in vendita certe dame vergini e intatte da vino. Son rivestite in plastica con impressioni di presso-fusione, ispirate a quegli intrecci dei fiaschi d'una volta: è un compromesso artistico tra stile e design. Ma pure queste vestine di plastica durano poco e, ri-porka madoska, se ri-scoccia la damina.
Ho rivestito a BrandaMaglia qualche dama (che è da allora in FiascaMaglia) con spago da presse. Come si sa (o si dovrebbe sapere) è quello spago agricolo in polipropilene che serve a legare le balle (o le presse) di fieno. Se ne trova di vari spessori, pare migliore quello da roto-balle, che può meglio trovarsi di seconda mano. Perciò è già sezionato a misura del diametro di roto-balla e con certi nodi duri da sciogliere. In compenso, si trova di vari colori, tutti piuttosto brillanti, così che la sequenza dei fili segmentati provocherà certi effetti cromatici in FiascaMaglia. Insomma, c'è già un'arte nelle cose: la famosa coincidenza organizzata o spontanea poesia della natura.
Poi, vedi caso o necessità, ho vestito le dame anche di Sisal, che la fibra vegetale ricavata dall'agave omonima e che anticamente legava le presse, prima di questo spago moderno in polipropilene. Se qui, per esempio e per l'amor di Dio, un critico d'arte moderno si distogliesse dal senso e valore di un teschio rivestito in diamante, intitolato appunto "Per l'amor di Dio" e battuto in asta a Sotheby per cinquanta milioni di sterline... persino quel critico coglierebbe qualcosa di nuovo, ed insieme di antico, e così troverebbe magari una chiave di accesso alla rete (rete appunto però concettuale) dell'universo agri-futuristico. Per le armi della critica, varrà precisare che, nel caso delle dame in FiascaMaglia, pure lo spago in sisal, come già quello in plastica, è a tutti gli effetti un "object trouvé", come dire che è un oggetto trovato senza troppo cercarlo e, soprattutto senza comprarlo. Pure la FiascaMaglia in teoria, non si compra né vende: è soltanto ceduta contro dono di vino equivalente... Il che aggiornerebbe pure, oltre alle armi della solita critica, anche la critica delle solite armi.
Un terzo motivo di questo "BrandaMaglia revival" sarebbe a suo modo, meno materiale dei due precedenti, cioè dello sfratto e del vino. "It has something spiritual", come dicono gli Ewe quando parlano inglese. Ecco che allora, al tempo delle origini, delle prime avventure fiorentine di BrandaMaglia, troppe reti da letto si recuperarono grazie al netturbinaggio dell'anarchico Signori, Enrico che è appena defunto e c'è pure il funerale su YouTube (LINK). Scusate se ne accenno spudoratamente, ma certi morti insigni si può farli sopravvivere, anzi si deve, nel retaggio da essi ispirato. Ora è come se da Enrico io avessi ereditato quel mucchio di ferraglia, cioè le reti occorrenti per centinaia di ferri da BrandaMaglia. Non riciclare tutto questo materiale, non farlo circolare e utilizzare, sarebbe un peccato davvero, soprattutto per un laico con certi valori. Ma questo sarà il tema della prossima lezione: "Brandamaglia Avanzata" oppure ".3" (punto tre), ove andranno rivestite le dame in carne ed ossa e pure i cavalieri ardimentosi. Dunque adesso come allora: brande al popolo.
i ferri erano armi, cui si metteva mano.
Si mettevano a ferri i delinquenti,
pazienti sotto ferri e così via.
Si infilavano ferri persino nei letti:
come antenne per captare sogni ferrei,
che irrigidivano pure il riposo.
Ho rimesso mano al ferro, che si cava da reti di letto rottamato. Di preciso, non saprei com'è successo. Forse un motivo abbastanza preciso fu lo sgombero forzato dall'Aula Sacramento (LINK). Costretto a smantellare i telai da tessitura della Facoltà di Tessere, avrei limitato la mia facoltà di tessere a quel piccolo attrezzo, riciclato e portatile, che è il celebre ferro da BrandaMaglia (LINK).
Potrei dir anche di aver ripreso il ferro per infiascarci le dame o damine da vino (cioè i bottiglioni in vetro da 5 lt.) e per inventarmi un certo interscambio con l'agri-futurismo dei vinificanti (LINK). Per ricevere cioè, una dama nuda, ma piena di vino, in cambio di una dama desolatamente vuota e però, rivestita in BrandaMaglia antiurto. Come si sa (o si dovrebbe sapere) il flusso vinifico agri-futuristico va anche a fluire dentro alle dame. Queste sono in generale, assolutamente fragili, non appena denudate del rivestimento. Come si sa (o si dovrebbe sapere), le dame sono in genere dei meri recipienti "usa e getta" per il vino o per l'olio commerciale, e sono rivestite alla meglio con una fune di carta che imita la Scarsa, che sarebbe la pianta fibrosa dei fiaschi tradizionali. Però quella moderna funicola cartacea non è affatto intrecciata ma è solo incollata alla svelta sul vetro.
E quando tale dama non finisce al cassonetto (differenziato magari), ma la si ricicla immediatamente, sciacquandola e riempiendola di vino assai migliore, il rivestimento sommario si distaccherà ben presto, lasciando la dama completamente nuda ed esposta ai colpi dell'avversa fortuna (come direbbe Shakespeare) sicché, porka madoska, la damina te se scoccia (come dicono altri). Si danno pure in vendita certe dame vergini e intatte da vino. Son rivestite in plastica con impressioni di presso-fusione, ispirate a quegli intrecci dei fiaschi d'una volta: è un compromesso artistico tra stile e design. Ma pure queste vestine di plastica durano poco e, ri-porka madoska, se ri-scoccia la damina.
Ho rivestito a BrandaMaglia qualche dama (che è da allora in FiascaMaglia) con spago da presse. Come si sa (o si dovrebbe sapere) è quello spago agricolo in polipropilene che serve a legare le balle (o le presse) di fieno. Se ne trova di vari spessori, pare migliore quello da roto-balle, che può meglio trovarsi di seconda mano. Perciò è già sezionato a misura del diametro di roto-balla e con certi nodi duri da sciogliere. In compenso, si trova di vari colori, tutti piuttosto brillanti, così che la sequenza dei fili segmentati provocherà certi effetti cromatici in FiascaMaglia. Insomma, c'è già un'arte nelle cose: la famosa coincidenza organizzata o spontanea poesia della natura.
Poi, vedi caso o necessità, ho vestito le dame anche di Sisal, che la fibra vegetale ricavata dall'agave omonima e che anticamente legava le presse, prima di questo spago moderno in polipropilene. Se qui, per esempio e per l'amor di Dio, un critico d'arte moderno si distogliesse dal senso e valore di un teschio rivestito in diamante, intitolato appunto "Per l'amor di Dio" e battuto in asta a Sotheby per cinquanta milioni di sterline... persino quel critico coglierebbe qualcosa di nuovo, ed insieme di antico, e così troverebbe magari una chiave di accesso alla rete (rete appunto però concettuale) dell'universo agri-futuristico. Per le armi della critica, varrà precisare che, nel caso delle dame in FiascaMaglia, pure lo spago in sisal, come già quello in plastica, è a tutti gli effetti un "object trouvé", come dire che è un oggetto trovato senza troppo cercarlo e, soprattutto senza comprarlo. Pure la FiascaMaglia in teoria, non si compra né vende: è soltanto ceduta contro dono di vino equivalente... Il che aggiornerebbe pure, oltre alle armi della solita critica, anche la critica delle solite armi.
Un terzo motivo di questo "BrandaMaglia revival" sarebbe a suo modo, meno materiale dei due precedenti, cioè dello sfratto e del vino. "It has something spiritual", come dicono gli Ewe quando parlano inglese. Ecco che allora, al tempo delle origini, delle prime avventure fiorentine di BrandaMaglia, troppe reti da letto si recuperarono grazie al netturbinaggio dell'anarchico Signori, Enrico che è appena defunto e c'è pure il funerale su YouTube (LINK). Scusate se ne accenno spudoratamente, ma certi morti insigni si può farli sopravvivere, anzi si deve, nel retaggio da essi ispirato. Ora è come se da Enrico io avessi ereditato quel mucchio di ferraglia, cioè le reti occorrenti per centinaia di ferri da BrandaMaglia. Non riciclare tutto questo materiale, non farlo circolare e utilizzare, sarebbe un peccato davvero, soprattutto per un laico con certi valori. Ma questo sarà il tema della prossima lezione: "Brandamaglia Avanzata" oppure ".3" (punto tre), ove andranno rivestite le dame in carne ed ossa e pure i cavalieri ardimentosi. Dunque adesso come allora: brande al popolo.
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