Caschi Spaziali per Disabili
pubblicato su tessereAmano 3/04
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Il “Fiber Casco Spaziale” è una maschera per Carnevale, realizzata nel Laboratorio Tessitura dell’Istrice, Centro Diurno di Socializzazione e Riabilitazione Occupazionale in Scandicci (FI). Il resto del costume "extra-terrestre" è stato realizzato nel settore Attività Espressive dello stesso Centro Diurno.
La struttura iniziale del Casco è costruita sbrigativamente dal Tecnico con reggette di plastica per imballaggi e nastro isolante. Con 5 o 6 segmenti di reggetta, si forma una gabbia che richiama la griglia un emisfero geografico con i suoi meridiani e l'equatore. I paralleli mancano: ce li tesserà l’Utente. Le giunture in nastro isolante stanno al Polo Nord e attorno all'Equatore, sì che la gabbia si mantiene flessibile.
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Si espone all'Utente il progetto: "Ci facciamo dei caschi spaziali per mascherarci da extra-terrestri a Carnevale". Si propone all'Utente di ricoprire una gabbia con dei cavi elettrici di recupero. Allo scopo, s’impone una tecnica di cesteria che ha qualche affinità con il ricamo.
Il Tecnico dispone anche un perno sul banco di lavoro, perché la gabbia non slitti ma possa ruotare. In pratica, mette un peso sul tavolo e ci rovescia sopra un vaso, che ha rivestito sommariamente con una busta di plastica bianca. Così ottiene un fondo neutro, che metterà più a fuoco il campo operativo. La gabbia ci va poi calzata sopra, come un cappello e si collega alla sua base un filo elettrico, con del nastro isolante, alla giuntura di un meridiano con l'equatore della gabbia.
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L’Utente ha il compito di:
(1) "Impugnare" il capo del filo con la mano destra.
(2) "Infilare" dentro, scavalcando il primo "meridiano" che s’incontra verso destra.
(3) "Cambiar di mano" al filo e (3.1) "Sfilare" tutto fuori con la mano sinistra. Intanto, la mano destra (3.2) "Imbriglia" il filo che scorre, trattenendolo accosto al meridiano che rimane coinvolto nel passaggio del filo.
L’Utente ha così teso un "punto" di ricamo (o di soumak) tra il meridiano di partenza e quello successivo. Prima di realizzare il punto "successivo", e coinvolgere così il seguente meridiano, deve ripristinare la mano di partenza:
(4=1) "Ri-cambiare di mano", ripigliando il capo del filo nella mano destra.
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Meridiano dopo meridiano, dirigendosi sempre verso destra, l’Utente avvolgerà progressivamente la gabbia con una spirale continua di filo... fino a raggiungere il Polo. Deve anche integrare, la sequenza operativa (1, 2, 3, 4=1) con il gesto accessorio di (5) "Ruotare" periodicamente tutta la gabbia, in modo da trovarsi di fronte i successivi meridiani.
Inoltre, quando termina il filo, occorre collegarlo ad un filo nuovo con del nastro isolante. Questo compito è riservato, per sicurezza, al Tecnico: siccome il Casco andrà calato in testa, non deve presentare sporgenze di fili o di reggette, a rischio di lesioni facciali. La giuntura al nuovo filo è pure un'occasione per verificare insieme il lavoro svolto e per valutare scelte estetico-tecniche tra i fili elettrici di vari colori, dimensioni e consistenze."E adesso che colore ci s’infila? Quello rosso, lo abbiamo appena messo… insistiamo o cambiamo colore? C'è il verde ma è un filo troppo duro, ci sarebbe anche il giallo ma è lungo e poi s'imbroglia..."
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Osservazioni rispetto a vari piani
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Ecologico - A parte l'acquisto del nastro isolante, s’impiegano soltanto materiali di recupero.
Occupazionale - In genere, l'Utente realizza agevolmente almeno un Casco nell'arco di una giornata. Si ricorre al lavoro individuale senza "manovalanza parcellizzata" di scarso valore abilitativo. Non si ricorre all’Operatore per ulteriori assemblaggi. L’Utente non “si aliena nel processo produttivo” invece, si rapporta con chiarezza al suo oggetto in costruzione. Già in corso d'opera, se lo può calare in testa e guardarsi allo specchio.
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Motorio - La procedura operativa stimola la coordinazione manuale tra destra e sinistra. La semi-rigidità del filo elettrico e la flessibilità della gabbia, forniscono un riscontro immediato dei crampi neuro-muscolari che ostruiscono il flusso motorio. L'Utente è così stimolato, indirettamente, a focalizzare segmenti specifici d’inabilità, esercitando sul Casco le articolazioni delle dita, del polso, del gomito, della spalla, fino alla postura complessiva. La procedura operativa è perciò riproposta continuamente, senza escludere varianti, una volta che sia stata acquisita.
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Logico – Ogni nuova esperienza manuale con i fili e le funi può sviluppare la sinapsi neurale. La "topologia del Casco" introduce uno spazio complesso: la rotazione del filo (attorno alla gabbia) e le sue rivoluzioni (attorno ai meridiani) ripercorrono il moto dei corpi celesti. Perciò il Casco è "spaziale" davvero… anche in senso astronomico. In più, costruendolo, si tocca con mano la spirale involutiva-evolutiva dei processi cosmologici e vitali: paradigma ed archetipo (tra l’altro) della Torre di Babele e del Viaggio dantesco.
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Espressivo - L’assoluta estraneità dei manufatti, rispetto a tecniche e materiali convenzionali, inibisce le valutazioni. Qui nessuno è stato “più bravo” e ciascun Casco è diverso dagli altri. Conoscendo i singoli Utenti, si può anche discernere, nell'opera, la personalità dell'Autore.
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Teatrale - Il Casco è una maschera ambigua: traveste gli oggetti più che il soggetto. Questa gracile maschera lascia trasparire l'identità piuttosto che celarla, ma fornisce chi la indossa di un’aura protettiva. Filtrandone campo visivo, proietta il soggetto in una realtà virtuale e lo stimola a drammatizzare.
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Interculturale – E’ previsto l’impiego di questi stessi Caschi in una coreografia di tessitori tradizionali del Ghana, nell’ambito di un progetto di Educazione alla Pace.
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Luciano Ghersi
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tessereAmano 3/04
Altre esperienze di Tessitura con Disabili su
tessereAmano N°6-2002 e http://www.hypertextile.net/disable/
Wednesday, June 06, 2007
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1 comment:
Si, probabilmente lo e
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