Monday, July 16, 2007

la tessitura NON è quello che pensi

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Intervento al convegno internazionale
Il telaio Jacquard nell'Arte e nell'Educazione tessile contemporanea
Firenze 19 - 24 Luglio 2007 Fondazione Lisio Arte della Seta


Orazio, vi è più cose nel telaio e nella fibra
Di quante se ne sogni la tua filosofia.
quasi Shakespeare, Amleto, Atto I

Anche nei drammi più seri di Shakespeare può entrare in scena un clown. Questo illustre precedente può giustificare chi ha voluto inserirmi in un questo convegno indubbiamente serio. Cercherò di richiamare l'attenzione sulle origini ignobili (i.e. "non nobili") della progettazione tessile con le moderne tecnologie e sulla correlata confusione tra pittura e tessitura. Mi appoggio sulla mia trentennale pratica di tessitore a mano, sulla storia delle arti, su qualche dato psicofisiologico e su alcuni tappeti tribali, sui quali non solo mi appoggio ma pure mi sdraio con molto piacere. Il mio discorso si può riassumere e formulare in tre tesi:
1 - la tessitura NON è quello che pensi
2 - la tessitura è quello che NON pensi
3 - NON c'è pensiero senza tessitura
Per difendere queste tesi estreme, ricorrerò in conclusione pure all'estrema difesa di un celebre avvocato del diavolo, cioè a Mefistofele.

Ho intestato il mio blog (1) con questa frase: "Faccio il tessitore ma non è quello che pensi". Così contraffacevo (oltre al Shakespere qui citato in apertura) quella classica difesa opposta dal marito alla moglie che lo sorprende a letto con l'amante: "Non arrabbiarti, cara! Non è quello che pensi." Magra scusa! Però nel mio caso è piuttosto veridica... ma non solo nel mio caso, per fortuna. Certa tessitura non è davvero quello che si pensa: non è artigianato tipico o tradizionale e neppure arte. Questo temine "Arte" ha significati incerti e storicamente mutevoli. In Italia per esempio, la tessitura è tuttora considerata arte minore, decorativa o applicata, e questo indubbiamente presuppone l'esistenza di altre arti: maggiori, non decorative e non applicate". Naturalmente, la fiber art italiana ambisce a essere ammessa tra le arti maggiori, con i vantaggi pratici che ne derivano. Parlando francamente, mi può anche interessare: in assenza di cattedre già disponibili, ho dovuto fondare una apposita "Facoltà di Tessere" Non vi dico la fatica e gli impegni di un Rettore...

Tornando a quella frase sul mio blog, non suggerivo tali questioni sullo statuto artistico della tessitura, piuttosto questionavo sull'arte in generale. Infatti, il complimento più frequente che ricevo è: "Ma il Suo lavoro è arte, mica artigianato!" Arte... e che starebbe a dire? Il significato più comunemente inteso sarebbe: "espressione con tecniche (artistiche...) di un disegno ispirato". Perciò ci sarebbe un'ispirazione. che si presenta e si rappresenta alla mente come un disegno. L'artista tradurrebbe su carta questo disegno mentale per infine, tradurlo in un opera, con le tecniche (artistiche...) di cui dispone.

Tutto il contrario invece: certa tessitura è quello che NON pensi. Il pensiero c'è senz'altro, è ineliminabile, ma certamente non è l'essenziale: la tessitura/arte è sempre altrove. Dove? Ma nell'azione concreta di tessere! Non può farsi tessitura senza fili, così come "senza suoni, non si può fare musica" (2). Se c'è spirito al di fuori dei corpi e delle cose, semplicemente questi sono morti. Mistico? animistico? Forse, però mi trovo in buona compagnia, non tanto di artisti tessili accreditati quanto piuttosto, di tessitori umili e tradizionali.
Date un occhiata a questi tappeti dal Marocco, tessuti nella zona tribale di Boujad. Non affannatevi a riconoscere simboli o a ricostruire significati... Come si è appena detto, non sono essenziali. Inoltre, ci hanno pensato già tanti ricercatori. Sono arrivati alla conclusione che nella tessitura popolare, i simboli devono starci senz'altro... però sono inconsci. Cioè: le tessitrici obbediscono inconsciamente a certi disegni predeterminati, esattamente come fossero dei ragni. Ma a proposito, qualcuno ha mai visto due ragnatele perfettamente uguali?

Ora occorre distinguere tra Forma e Formazione. La Forma è un disegno nello Spazio, un simbolo, un icona. Forma al limite, è quel segnale stradale con un triangolo bianco bordato di rosso e attraversato da una striscia nera, che ci significa precisamente "pericolo, attenzione". La Formazione invece, è un processo nel Tempo, è un'operazione, un'azione.
Chi tesse un tappeto fissa dei nodi, ciascuno di seguito all'altro, tutti in fila su una riga della trama. Poi fissa i nodi sulle trame successive. finché non riempie tutto il tessuto. Così possiamo considerare il nodo come un punto, la fila dei nodi come una linea e tutto il tappeto come una superficie. Così possiamo analizzare un tappeto geometricamente, identificando, classificando e censendo ogni Forma che abita in quel territorio. Appunto: ogni Forma nello spazio. E la Formazione nel tempo? Mero lavoro manuale di tessitura? Non credo.

Ogni nodo che si fissa nel tappeto , marca un punto. E' un punto esclamativo di colore, ma che diventerà interrogativo rispetto alla riga superiore di nodi. Lì dove dopo, questo punto di colore potrà rimanere isolato e ignorato, oppure diventare il capostipite di una nuova linea/lignaggio lungo l'ordito. Oppure generare due lignaggi divergenti, che forse torneranno a coniugarsi, cioè a congiungersi, nel futuro di una trama superiore. Ed ecco fatta la Forma del rombo. Vagina madre della grande dea? Senz'altro, d'accordo... non parliamone più! Ma personalmente, mi eccita di più il formicolio di tutti quei peli: molecole cromatiche che si aggregano e che si disgregano nel processo manuale della Formazione. Anarchia? improvvisazione? Forse piuttosto: una sintonia dei gesti con gli strumenti e con il materiale. Oppure: interazione psico-fisiologica tra Soggetto e Mondo. Se una creazione artistica esiste, essa si trova precisamente qui. piuttosto che dentro un qualsiasi pensiero, che progetti astrattamente una Forma.

Ma persino la ispirazione più spirituale ed il pensiero più intellettuale e moderno, sono discendenti legittimi di gesti manuali. Questi sono in particolare, i gesti ancestrali dei primi tessitori o intrecciatori. Essi strutturano ancora oggi le nostre fibre e reti neurali, incluse le sintassi e connessioni logiche. I psicofisiologi vanno ancora più oltre, e ci dimostrano scientificamente come ogni atto immaginativo effettuato in corteccia cerebrale sia accompagnato da un microgesto della periferia corporea. Per esempio: non si può immaginare un cavallo al galoppo senza muovere gli occhi (3). Forse un giorno, si potrebbero testare i microgesti tessili di qualche filosofo in cattedra... o quel teoretico gesticolare di Wittgenstein, se ci fosse rimasto qualche video delle sue celebri serate domestiche. Di conseguenza, tessere a mano "fa bene", non solo al disabile psichico (4) ma anche al Cadder (Computer Assisted Designer). Non sarebbe soltanto un'esperienza tecnica (che già eviterebbe tanti errori tecnici), si tratterebbe di educazione artistica. Farebbe bene anche ai filosofi, perché purtroppo il loro "corpo" accademico è deprivato di ogni esperienza tessile. Purtroppo il sistema educativo occidentale non è quello del popolo Ewe, dove la tessitura è una materia obbligatoria: Sua Maesta Togbui Addo VIII è un matematico di Oxford ma i suoi sudditi lo apprezzano come tessitore (5) .

O allora, quei tappeti dal Marocco? A parte tutti i simboli e i significati, in sostanza, è arte astratta e cioè: tessitura concreta. Non vi sembra già bella abbastanza? Anche qui, il vero esperto è il mercante del suq. Lui non può decantarvi né densità dei nodi, né le lane o tinture pregiate: questi tappeti sono piuttosto scadenti... per la trama si usano gli stracci. Allora, il mercante del suq ce li propina come come arte moderna "Regardez: un tableau de Picasso!" Ce ne sono già, in effetti, di preziose collezioni.

L'ossessione per i simboli non affetta soltanto il lavoro dei ricercatori sul tessile: essa è un vizio accademico assai più diffuso: Va sotto il nome di Iconologia e deriva al dominio che la pittura, per secoli, ha esercitato sulle arti "maggiori e minori" e, in particolare sui tessitori. Li ha considerati copisti (nel migliore dei casi) del disegno creativo di un "vero" artista, cioè del Pittore. Ci ha rovinati il Rinascimento e non soltanto, noi tessitori: rovinò pure l'arte nel complesso e la vita in generale (6). Per fortuna, da Boujad, il Rinascimento si è tenuto alla larga, e con esso l'arte islamica che lo rese possibile. Quelli erano e restano Berberi... barbari, insomma.
Da noi Civilizzati invece: che cosa ha VOLUTO dire l'artista? quale sarebbe il SIGNIFICATO del quadro? Conobbi un Professore di Educazione Artistica che si fermava all'Impressionismo, perché dopo questo, non trovava più figure che contenessero dei significati. Comunque diventò Assessore alla Cultura. Infine come Sindaco, fu costretto a inaugurare addirittura un parco di arte contemporanea: il Giardino di Daniel Spoerri. Pero quel Giardino, a modo suo, è pure fiorente di significati come una macchia di Rorschach (che non è affatto un bosco ma un celebre test proiettivo). Così il senso (MEANING) è salvo, peccato soltanto, che non sia più univoco.

Insomma, li hanno tanto cercati, 'sti benedetti significati, che alla fine hanno persuaso certi artisti a propinarli direttamente, senza perdere tempo a fabbricare opere, più di quanto è strettamente necessario per produrre un oggetto qualsiasi da esposizione. Anche gli artisti devono campare e, soprattutto, con loro, i galleristi. E questa è la famosa arte concettuale, dove vale soprattutto il "Concetto" dell'Artista.
Cosi' dalla Forma e dal Significato, siamo arrivati finalmente al Concetto e con questo ritorniamo alle arti tessili. Il Concetto, di per sè letteralmente, avrebbe radici ginecologiche: concepire, concepito, concezione. Sembrava un po' strano che alcune celebri fiber-artiste si dessero all'arte concettuale. E specialmente, quelle che rivendicavano una "matrixialité" o femminilità ancestrale dell'arte tessile. Ma in effetti operavano in senso contrario: anch'esse pretendevano di procreare immaterialmente... esattamente com'è la tradizione degli intellettuali, che è tradizione maschile e celibe. La cultura accademica ha origini e retaggio clericali: da quando fu concesso il matrimonio ai membri di Oxford è passato appena un secolo. E' per questo che "bachelor" (laureato) significa scapolo. Cosi prima i chierici e gli alchimisti, poi gli accademici e infine gli scienziati hanno sempre perseguito una loro "immacolata concezione" maschile... un'inveterato desiderio misogino (7). Riassumendo, si può dire che nella fiber art, dopo l'off-loom (intreccio di fibre senza-telaio), sia nato l'off-fiber (fiber art senza-fibra).

Ma non si vive solo di Concetti: anche il Ritratto vuole la sua parte. Beninteso: è una parte concettuale. Infatti oggi, non è più necessario sporcarsi le mani con i pennelli per catturare l'anima di un volto. Neppure occorre più darsi pena per ingabbiare il ritratto dentro la griglia di un cartone per arazzo. Addirittura non è più necessaria la messa in carta per la tessitura jacquard. Basta pigliare una foto concettualmente significativa ed affidarla agli immateriali pixel di Photoshop. Per macinare e tessere il disegno, poi si trova il telaio elettronico già programmato... Ma il telaio, un qualsiasi telaio, tribale o jacquard, non ha forse un corpo (o un'anima) propria? Non conviene che si esprima anche questo... con ogni sua fibra? Insomma, come dice quasi Shakespeare: "Vi è più cose nelle fibre e nel telaio Di quante se ne sogni la tua filosofia". D'altra parte, e qui senza contraffare affatto il testo originale, neanche dovremmo mai dimenticarci le origini tessili di quella stessa filosofia:

Mefistofele:
Fabbricare i pensieri è proprio come

il lavoro di un maestro tessitore:

con un piede fa trottare mille fili,

le navette gli volano qui e là
mentre i fili fluiscono invisibili.
Dopo che ha fatto, arriverà un filosofo

a dimostrarvi che così ha da essere:

"Così era il Primo e cosà il Secondo,
il Terzo
e il Quarto poi, così e cosà!

Mentre in assenza di Primo e Secondo,

Terzo né Quarto non si darebbero."

Gli studentelli (proprio in tutto il mondo),

questi discorsi tengono in onore...

ma nessuno è diventato tessitore.

(Wolfgang von Goethe, Faust I, I atto)
______________

(1)
http://lucianoghersi.blogspot.com

(2)
Vezio Ruggieri, "L'esperienza estetica: Fondamenti psicofisiologici di un'educazione estetica". 1997.

(3)
Vezio Ruggieri, "The running horse stops: the hypotetical role of the eyes in imagery of movement". In "Perceptual and motor skills." 1999. Citato in: "L'identità in psicologia e teatro. Analisi psicofisiologica della struttura dell'io." 2a ristampa 2005.

(4)
LG, "La tessitura o del ritrovare se stessi", in Arti Terapie (Giugno 2006, Roma)
Silvia Micocci, "la tessitura a mano in una prospettiva arteterapeutica", "tessereAmano, Ottobre 2002"

(5)
LG "Piedi che aprono, mani che battono", Jacquard 47/2001

(6)
Mario Perniola, "L'alienazione artistica". 1971.

7)
David F. Noble, "A World Without Women: The Christian Clerical Culture of Western Science". 1992.
Trad.it. Un mondo senza donne: la cultura maschile della Chiesa e la scienza occidentale. 1999

3 comments:

monica said...

ciao hyperluciano, come va? bellisssima l'idea di tessere le ruote, per non parlare del tour di porchiano in bici o di corsa con una carriola ?! a rivederci alla facolta di tessere (dov'e porchiano??)
monica

Anonymous said...

che fantastica lettura, grazie.
www.cochina63.splinder.com

Anonymous said...

La ringrazio per Blog intiresny